mercoledì 4 maggio 2016

SCUSA, HO LE MIE COSE!



“ Ma … hai le tue cose? ” puntuale arriva la fatidica domanda.
E puntualmente parte il flusso di pensieri:
Sono diversa? Sono davvero così antipatica oggi? Sono brutta? Forse sono più gonfia del solito? Sono stata scoperta! Voglio andare a letto! Voglio la mia coperta calda e un film strappalacrime.
Nonostante molte di noi sperimentino queste spiacevoli sensazioni nel periodo immediatamente precedente a “quei giorni del mese”, molte altre affermano di non esperire questi vissuti così fastidiosi. Come mai?  Cerchiamo di fare chiarezza sulla sindrome premestruale!
La Sindrome Premestruale, o PMS, è definibile come un insieme,  piuttosto complesso ed eterogeneo, di alterazioni biologiche e psicologiche estremamente variabili da un caso all'altro, ma sempre con una ben precisa localizzazione temporale rispetto al ciclo mestruale. La PMS comprende infatti un’ampia varietà di sintomi ciclici e ricorrenti di natura fisica, emozionale, comportamentale e cognitiva che si verificano durante la fase immediatamente precedente all’inizio del ciclo mestruale. I sintomi variano di donna in donna sia per frequenza che per intensità, ma la loro natura è relativamente stabile nel tempo. Questi possono essere legati all’alterazione dell’umore e si manifestano attraverso irritabilità, labilità emotiva, depressione e ansia. Sono presenti anche manifestazioni comportamentali, come  impulsività, aumento dell’appetito, conflitto sociale, senso di perdita di controllo e affaticamento. A questi si aggiungono, contribuendo ad aumentarne l’intensità, sintomi di origine fisica quali gonfiore, tensione mammaria e sintomi dolorosi come cefalea, dolori muscolari e articolari.
La maggior parte delle donne in età fertile, circa il 75%, sperimenta alcuni di questi sintomi, mentre il 20% circa sperimenta sintomi d’intensità medio / moderata, percependoli come fastidiosi, motivo di malessere e disagio (Angst, Jules e altri, 2001), mentre solo per il 2-9 % circa l’ intensità e la frequenza dei sintomi sono tali da interferire significativamente con lo svolgimento delle attività ordinarie e con i rapporti interpersonali. La questione è: quando si può parlare di quadro patologico e quando invece il disturbo è vissuto soltanto come un disconfort? Sicuramente la cronicità, il presentarsi ciclico dei sintomi e il fatto che siano mediati dall’esperienza soggettiva della donna, rendono più difficile il riconoscimento di questo, d’altra parte culturalmente si interpretano questi sintomi caratteristici, come un inevitabile “ destino biologico femminile”.
Fa chiarezza su questa questione il DSM-V( Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), inserendo al suo interno il Disturbo Disforico Premestruale (DDPM) con criteri rigorosi e specifici, a differenza della quarta edizione del manuale in cui il disturbo era inserito tra i “Criteri ed Assi che necessitano di ulteriori studi” . Sebbene i sintomi del DDPM siano di più breve durata rispetto a quelli di altri disturbi depressivi, il loro impatto sulla qualità della vita nella fase precedente al ciclo, è equivalente a quello riscontrato nel disturbo depressivo maggiore, nel disturbo post-traumatico da stress e nel disturbo di panico.
Secondo il manuale diagnostico, per poter stabilire la presenza di un DDPM, nella settimana che precede l'inizio del flusso, devono essere presenti almeno 5 sintomi distintivi, che perdono di intensità dopo l'arrivo delle mestruazioni, per scomparire pressoché completamente nella settimana successiva. Devono essere presenti uno o più sintomi tra:

·         Marcate oscillazioni del tono dell'umore (notevole tristezza improvvisa, pianto ingiustificato, sbalzi d'umore, suscettibilità al rifiuto ecc).
·         Marcata irritabilità o rabbia o aumento dei conflitti interpersonali
·         Umore estremamente depresso, sentimenti di disperazione e forte tendenza all'autocritica
·         Ansia e/o tensione notevoli, "nervi a fior di pelle".

In più, devono essere riportati uno o più sintomi (fino a un totale di almeno 5) tra:
·         - Diminuzione dell'interesse nelle attività abituali (lavoro, studio, sport, hobby, amici, famiglia ecc.).
·         - Difficoltà di concentrazione
·         - Letargia, facile affaticabilità, mancanza di energia
·         - Modificazione dell'appetito, tendenza a mangiare più del solito e/o forte desiderio di specifici cibi (in        particolare, dolci, grassi o particolarmente gratificati)
·         - Aumento o diminuzione del bisogno di dormire.
·         - Senso di sopraffazione e di perdita di controllo sulla propria vita
·         - Sintomi fisici come indolenzimento e tensione al seno, dolore articolare e muscolare, sensazione di gonfiore, aumento di peso.

Quindi, ciò che differenzia il disturbo disforico premestruale dalla sindrome premestruale, è principalmente il fatto che la diagnosi di questa non necessiti della presenza di cinque sintomi tra quelli elencati, né che ci siano obbligatoriamente sintomi affettivi.  Nonostante la loro ciclicità e la loro durata siano comparabili,  la sindrome premestruale causa un disagio minore e si manifesta con una presenza minore di sintomi affettivi, mentre prevalgono i sintomi fisici e comportamentali rispetto al disturbo disforico premestruale. Ciò che differenzia realmente la PMS e il DDPM è quindi il livello di interferenza dei sintomi con le attività ordinarie e i rapporti interpersonali.
Ora, con le idee più chiare, possiamo tornare all’impatto sulla vita di una donna della sindrome premestruale. A tal proposito è interessante indagare i fattori che, oltre alla maggiore o minore vulnerabilità biologica caratteristica di ciascuna donna in età fertile, partecipano alla determinazione dei fastidiosi sintomi.
Grazie ad uno studio condotto in Virginia ( Deuster e altri, 1999) è stato possibile ottenere testimonianze da parte di un campione eterogeneo per etnia e situazione economica, riguardo l’influenza di diversi fattori sulla PSM. Questo studio mostra che le donne che riportano di avere una vita stressante sono quelle che sperimentano i sintomi della PSM in maniero più intensa.
Altri studi più recenti si concentrano sulle abitudini alimentari; si è visto che la presenza di sintomi più intensi è legata al consumo di zuccheri a rapido assorbimento, sale, tabacco, caffè e alcol.
Concludiamo: sicuramente parte della variabilità della manifestazione dei sintomi che precedono l’arrivo delle mestruazioni ha una forte componente genetica, d’altra parte la predisposizione genetica partecipa insieme alle abitudini di vita alla manifestazione dei sintomi.

Sa un po’ di “ Mens sana in corpore sano”, ma probabilmente, quando ci prendiamo cura del nostro corpo, è il corpo stesso a coccolarci di più, evitandoci parte di un’ingiusta sofferenza!


BIBLIOGRAFIA 
 
- American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Fifth ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing


- Angst, Jules, et al. "The epidemiology of perimenstrual psychological symptoms." Acta Psychiatrica Scandinavica 104.2 (2001): 110-116.

- Deuster, Patricia A., Tilahun Adera, and Jeannette South-Paul. "Biological, social, and behavioral factors associated with premenstrual syndrome."Archives of family medicine 8.2 (1999): 122.



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