mercoledì 18 maggio 2016

LA BELLEZZA MALATA.



Generalmente, noi ci consideriamo belli e attraenti nello stesso modo in cui gli altri ci giudicano? Purtroppo no. I dati confermano che la correlazione è molto bassa (Berscheid e Walster, 1974), dunque noi non ci vediamo come ci vedono gli altri.                
Ciò può aumentare la possibilità di comparsa di problematiche estreme e invalidanti. Iniziamo a definire cosa si intende per “immagine corporea”, ovvero la rappresentazione interna che ognuno di noi ha della propria apparenza esterna.   Nel momento in cui si manifestano distorsioni nell’immagine di sé che coinvolgono la sfera emotiva, cognitiva, percettiva e comportamentale, si parla di “disturbi dell’immagine corporea”.                   
                                                                                
Cerchiamo di chiarire il tutto: se una persona è molto ansiosa e si vergogna del proprio aspetto, molto probabilmente ciò può avere conseguenze negative sull’aspetto affettivo. Individui con queste problematiche possono presentare aspettative irrealistiche o addirittura impossibili riguardo al loro aspetto fisico, con conseguenze a livello sociale, in quanto tendono ad evitare tutte quelle situazioni in cui l’aspetto è sottoposto al giudizio degli altri, bloccati da ansia, tristezza e vergogna.    
                                                                                                      
L’anoressia e la bulimia nervosa sono considerati due caratteristici disturbi dell’alimentazione, cioè patologie cliniche legate al rapporto distorto con il cibo. Si pone diagnosi di “Anoressia nervosa” in presenza di:

  •  Intensa paura di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.
  • Alterazioni del modo di vivere il peso o le forme del corpo.
  • Eccesiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima.
  • Rifiuto di ammettere la gravità dell’attuale condizione di sottopeso.
  • Amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi. 

Con il passare del tempo, l’anoressia nervosa può trasformarsi in “Bulimia nervosa”, in presenza di:
  •  Ricorrenti “abbuffate”, caratterizzate sia dall’assunzione di quantità di cibo significativamente maggiori rispetto la norma, sia dalla sensazione di perdere il controllo durante l’episodio.

  •  Messa in atto di condotte compensatorie per prevenire l’assunzione di peso, come vomito autoindotto ed abuso di lassativi e diuretici.

  •  Le “Abbuffate” si presentano almeno due volte alla settimana per tre mesi.

  •  Grave abbassamento dei livelli di autostima causato dalla preoccupazione per forma e peso.

In queste situazioni, l’eccesiva enfasi posta nei confronti della magrezza e dell’aspetto esteriore ci porta
ad evidenziare il ruolo primario del concetto di “immagine corporea”; Bruch (1962) considera la percezione alterata di Sé come una delle cause fondamentali dell’insorgenza dell’anoressia nervosa, e ritiene essenziale il trattamento di questo aspetto al fine di eliminare anche il disturbo alimentare.                                                                                                                           
Secondo la “teoria del confronto sociale” (Festinger, 1954), quando un individuo è chiamato a dare un giudizio su cui è incerto, solitamente tende a utilizzare convinzioni sociali condivise; ciò avviene anche per l’aspetto fisico. Far riferimento a modelli considerati “superiori” (top model, grandi atleti, ecc.) può comportare il rischio di non ottenere i risultati sperati, con conseguente calo dell’autostima ed aumento dell’ansia e stress. Sembra, infatti, che chi soffre di disturbi dell’immagine corporea tenda maggiormente a confrontarsi con gli altri rispetto a chi vive serenamente con il suo aspetto (Beebe, 1996).                                                                                                                                
Detto questo, si potrebbe iniziare un infinito discorso riguardo a come la società (ed in particolare i mass media) fornisca modelli molto spesso alterati ed esagerati sugli stereotipi di bellezza; potrei concludere dicendo di guardare l’aspetto interiore, che la bellezza nella vita non è tutto, che “non è bello ciò che bello, ma è bello ciò che piace", ma non lo farò, poiché significherebbe banalizzare un quadro piuttosto grave. Invito piuttosto a rivolgersi ai molti specialisti nel settore (evitando chi si professa tale), i quali spesso possono essere un’ottima fonte di sostegno e aiuto.           

BIBLIOGRAFIA:

- Costa M., Corazza L., ”Psicologia evoluzionistica”, Giunti, Milano, 2006

- DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina, 2014 

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