martedì 19 aprile 2016

SONO IO CHE DECIDO! O FORSE NO?



“Cosa mangio oggi, carne o pesce? Mi metto una felpa o un maglione? Adesso mi voglio prendere un bel caffè!” Queste sono solo alcuni esempi delle centinaia di “decisioni” che prendiamo ogni giorno; decidiamo quando e dove andare, cosa ci serve per svolgere una particolare mansione o semplicemente assecondiamo un desiderio che in quel momento ci passa per la testa. Tutto ciò per un semplice motivo: siamo liberi di scegliere. L’Io cosciente in ognuno di noi, con un certo grado di autodeterminazione, sceglie tra comportamenti diversi; il cervello, dunque, dovrebbe realizzare, attraverso l’attivazione di specifiche aree e circuiti neurali, ciò che desideriamo fare.                         
Tutto piuttosto ovvio. Ma se, in realtà, non fosse così? Se il libero arbitrio non esistesse e che ciò che facciamo è solo il risultato di un processo già determinato e inconscio del cervello? Libet e colleghi (Libet,Wright e Gleason 1982, Libet, 1983), in un famoso esperimento, si sono occupati di valutare gli stati di coscienza durante l’esecuzione di azioni manuali; per far ciò, chiedevano ai partecipanti di muovere il polso della mano destra qualora ne avessero voglia, e di riferire il momento preciso in cui in cui avevano avuto l’impressione di prendere quella decisione. Per stabilire il momento in cui il soggetto prendeva consapevolmente quella decisione, Libet utilizzò un particolare orologio con un pallino che ruotava velocemente, e il soggetto ne doveva indicare la posizione al momento della presa di decisione. Durante il compito, era registrata l’attività elettrica del cervello, grazie ad alcuni elettrodi posti sullo scalpo del soggetto.   
 Fig.1 L'esperimento di Libet


I dati mostrano come il soggetto diventa consapevole del movimento che sta per svolgere circa 200 millisecondi prima di iniziare il movimento (quindi niente di sorprendente, poiché prima decidiamo di muoverci, poi iniziamo il movimento). Il dato più sorprendente, però, riguarda la registrazione di un “potenziale di prontezza motoria” che, sebbene culminasse con l’inizio del movimento, iniziava molto prima di quando il soggetto aveva preso la decisione di muoversi.                                                           
Detto in parole povere, il cervello sembra “prepararsi” a svolgere un determinato movimento prima che noi decidiamo di svolgerlo!                                                                                  


Nello specifico, sembra che una specifica regione del cervello, il lobo parietale inferiore, sia coinvolto in questo fenomeno: quando furono testati pazienti con lesioni cerebrali in questa specifica area, l’attivazione cerebrale era registrata in corrispondenza dell’azione motoria e dunque, questo fenomeno non si manifestava.  


 fig.2 Il lobo parietale inferiore     


Nonostante le iniziali critiche avanzate, lo studio è stato più volte ripetuto e modificato, confermando sostanzialmente i risultati ottenuti. Una delle possibili spiegazioni al fenomeno riguarda la presenza, nel nostro cervello, di rappresentazioni “standard” di movimento, che vengono pre-attivate per la futura messa in atto dell’azione. Detto ciò, diversi elementi  sono stati messi in discussione, tra cui il fatto di poter individuare il momento esatto della presa di decisione, o l’interpretazione di quell’attivazione cerebrale.


Sicuramente è troppo presto per concludere che il libero arbitrio non esiste. Gli studi però su questo fenomeno, compreso il primo e celebre lavoro di Libet, mettono seriamente in discussione l’idea di una volontà cosciente che precede qualsiasi altro processo cerebrale.

Ai posteri l’ardua sentenza.



Bibliografia:

- Libet,B.,Whright,E.W., Gleanson,C.A. (1982) “Readiness potentials preceding unrestricted spontaneous and pre-planned voluntary art” in “Electroencephalography and Clinical Neuropshysiology, 54,pp.322-325





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