“Cosa mangio oggi, carne o pesce? Mi metto una felpa o
un maglione? Adesso mi voglio prendere un bel caffè!” Queste sono solo alcuni
esempi delle centinaia di “decisioni” che prendiamo ogni giorno; decidiamo
quando e dove andare, cosa ci serve per svolgere una particolare mansione o
semplicemente assecondiamo un desiderio che in quel momento ci passa per la
testa. Tutto ciò per un semplice motivo: siamo liberi di scegliere. L’Io
cosciente in ognuno di noi, con un certo grado di autodeterminazione, sceglie
tra comportamenti diversi; il cervello, dunque, dovrebbe realizzare, attraverso
l’attivazione di specifiche aree e circuiti neurali, ciò che desideriamo fare.
Tutto piuttosto ovvio.
Ma se, in realtà, non fosse così? Se il libero arbitrio non esistesse e che ciò
che facciamo è solo il risultato di un processo già determinato e inconscio del
cervello? Libet e
colleghi (Libet,Wright e Gleason 1982, Libet, 1983), in un famoso esperimento,
si sono occupati di valutare gli stati di coscienza durante l’esecuzione di
azioni manuali; per far ciò, chiedevano ai partecipanti di muovere il polso
della mano destra qualora ne avessero voglia, e di riferire il momento preciso
in cui in cui avevano avuto l’impressione di prendere quella decisione. Per
stabilire il momento in cui il soggetto prendeva consapevolmente quella
decisione, Libet utilizzò un particolare orologio con un pallino che ruotava
velocemente, e il soggetto ne doveva indicare la posizione al momento della
presa di decisione. Durante il compito, era registrata l’attività elettrica del
cervello, grazie ad alcuni elettrodi posti sullo scalpo del soggetto.
Fig.1 L'esperimento di Libet
I
dati mostrano come il soggetto diventa consapevole del movimento che sta per
svolgere circa 200 millisecondi prima di iniziare il movimento (quindi niente
di sorprendente, poiché prima decidiamo di muoverci, poi iniziamo il
movimento). Il dato più sorprendente, però, riguarda la registrazione di un
“potenziale di prontezza motoria” che, sebbene culminasse con l’inizio del
movimento, iniziava molto prima di quando il soggetto aveva preso la decisione
di muoversi.
Detto in parole povere, il cervello sembra
“prepararsi” a svolgere un determinato movimento prima che noi decidiamo di
svolgerlo!
Nello specifico, sembra che una specifica regione del cervello, il lobo
parietale inferiore, sia coinvolto in questo fenomeno: quando furono testati
pazienti con lesioni cerebrali in questa specifica area, l’attivazione
cerebrale era registrata in corrispondenza dell’azione motoria e dunque, questo
fenomeno non si manifestava.
fig.2 Il lobo parietale
inferiore
Nonostante le iniziali critiche avanzate, lo studio è
stato più volte ripetuto e modificato, confermando sostanzialmente i risultati
ottenuti. Una delle possibili spiegazioni al fenomeno riguarda la presenza, nel
nostro cervello, di rappresentazioni “standard” di movimento, che vengono
pre-attivate per la futura messa in atto dell’azione. Detto ciò, diversi elementi
sono stati messi in discussione, tra cui
il fatto di poter individuare il momento esatto della presa di decisione, o
l’interpretazione di quell’attivazione cerebrale.
Sicuramente è troppo presto per concludere che il
libero arbitrio non esiste. Gli studi però su questo fenomeno, compreso il
primo e celebre lavoro di Libet, mettono seriamente in discussione l’idea di
una volontà cosciente che precede qualsiasi altro processo cerebrale.
Ai posteri l’ardua sentenza.
Bibliografia:
- Libet,B.,Whright,E.W.,
Gleanson,C.A. (1982) “Readiness potentials preceding unrestricted spontaneous
and pre-planned voluntary art” in “Electroencephalography and Clinical
Neuropshysiology, 54,pp.322-325
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