venerdì 15 aprile 2016

SHERLOCK IL NARCISISTA



Sherlock: "Come mi descriveresti John? Pieno di risorse? Dinamico? Enigmatico?"
Watson: "Ritardatario".

Esprimere la figura di Sherlock in due pagine risulta difficile: il suo carisma, la sua gestualità ed il mito che rappresenta non possono essere inglobati in poche parole da un novello del settore come me.


Ma veniamo a noi: cosa vi viene in mente quando leggete l’aggettivo “egocentrico”? Probabilmente qualcosa di ripugnante, una persona poco propensa verso la società ma molto interessata alla sua vita, capace di tutto pur di raggiungere una sua volontà o desiderio anche a costo di danneggiare qualcuno. Bene, sarò lieto di dirvi che avete ragione, ma fino ad un certo punto. Esiste infatti un qualcosa di attraente, di assolutamente particolare nell’egocentrico. Tutto ciò lo ritroviamo proprio in Sherlock, anche se con le dovute riserve: siamo curiosi della sua vita (non è istrionico infatti, ha un assoluto riserbo riguardo le questioni personali), siamo vogliosi di capire cosa pensa e perché agisce in un modo piuttosto che in un altro, avremmo quasi piacere ad essere espropriati dei nostri diritti pur di vederlo felice. Gli sceneggiatori hanno saputo mettere in scena il suo personaggio: sarebbe stato disgustoso vedere una serie che ha come protagonista un essere viscido e squallido, incapace di confrontarsi con il mondo e di vivere un’esistenza dignitosa. La finzione è questa, ovvero mescolare i tratti più curiosi del disturbo narcisistico di personalità con quelli del disturbo istrionico. Non troveremmo così attraente una persona estremamente narcisista come non riusciremmo ad identificare le modalità di pensiero dell’istrionico poiché solitamente risultano così sconnesse e poco sincere che ci stancheremmo dopo qualche giorno di lui. 

Basiamoci però sul tratto predominante in Sherlock, quello narcisistico.
Il Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP) è un disturbo di personalità molto complesso, sia per la varietà delle caratteristiche cliniche e sintomatologiche sia per la difficoltà legata al trattamento. Gli elementi distintivi del Disturbo Narcisistico di Personalità riguardano fondamentalmente tre temi, ovvero l’idea grandiosa di sé, il costante bisogno di ammirazione e la mancanza di empatia. I narcisisti tendono a considerarsi migliori degli altri, ad esagerare le proprie capacità, ad esaltare i propri successi, apparendo spesso presuntuosi, e pensano di potersi permettere di avere o fare cose speciali che gli altri non possono permettersi. Una conseguenza della considerazione di sé in termini di superiorità è la necessità di ammirazione da parte degli altri che vengono idealizzati o svalutati a seconda che riconoscano o meno il loro status di persone uniche e speciali. Altra caratteristica basilare è la mancanza di empatia, ovvero della capacità di mettersi nei panni degli altri e di riconoscere che anche gli altri hanno desideri, sentimenti e necessità. Da questo deriva la convinzione dei narcisisti che le proprie esigenze vengono prima di tutto e che il loro modo di vedere le cose è l’unico giusto universalmente[i].

Tutto ciò basterebbe da solo a delineare i tratti salienti del protagonista dell’omonima serie tv. Analizzando più in profondità il disturbo (e quindi chiamando in causa i criteri diagnostici del nostro amato DSM IV-TR), notiamo come sia fondamentale che la persona abbia una stima esagerata della propria importanza in un contesto tra pari e non, arrivando quindi a sentirsi come un essere “speciale” con un costante bisogno di essere paragonato a persone di status sociale molto più alto rispetto al proprio. In questo caso, Sherlock pecca un po’ di umiltà: lascia al fido Watson l’onore di esaltare la sua figura in ogni azione compiuta, senza quindi nemmeno far fatica ad autocompiacersi. Il narcisista inoltre dovrebbe essere occupato da fantasie di successo illimitato in ogni ambito, fino ad arrivare a delle convinzioni assurde che sfociano in diritti che egli pretende poiché si percepisce come un “predestinato”. Anche per questo desidera avere un’ammirazione eccessiva dagli altri che non viene compensata da nessuna azione che giustifichi una tale propensione. È carente nell’empatia: non gli interessano i sentimenti altrui poiché non desidera identificarsi con la società (a causa di ciò si sente incompreso, affranto ed avvilito) ma solamente utilizzarla per i propri scopi e volontà, incurante di ciò che valgono le regole e le leggi, infatti per lui “tutto è dovuto”. Anche per questo è caratterizzato da una modalità affettiva di tipo predatorio: vuole più di ciò che può fornire, è meno coinvolto rispetto agli altri nell’interazione interpersonale quindi sostiene costantemente dei rapporti di forza sbilanciati [ii]

Chi ha già visto la figura di Benedict Cumberbatch nel piccolo schermo capirà quanto essa sia simile e ricalchi quasi alla perfezione i criteri diagnostici del DSM. Oltre ciò, come già detto, sa essere realmente attraente (a livello emozionale) e coinvolge lo spettatore attimo per attimo. La sua imprevedibilità, legata ad una buona dose di humor inglese, rende Sherlock unico e questo soprattutto grazie al regista che ha saputo cogliere molte sfumature del mondo reale difficilmente presenti negli altri lavori televisivi che vedono il protagonista dei romanzi di Ser Arthur Conan Doyle.
Se trovate la serie assolutamente noiosa ed inadatta al pubblico non preoccupatevi: potete godervi il fascino del mito anche in Basil l’Investigatopo.




[i]                       http://www.istitutobeck.com/disturbo-narcisistico.html
[ii]                      American Psychiatric Association (2001), DSM-IV-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Text Revision, Masson, Milano.

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