Sherlock: "Come mi descriveresti John? Pieno di
risorse? Dinamico? Enigmatico?"
Watson: "Ritardatario".
Watson: "Ritardatario".
Esprimere la figura di
Sherlock in due pagine risulta difficile: il suo carisma, la sua gestualità ed
il mito che rappresenta non possono essere inglobati in poche parole da un
novello del settore come me.
Ma veniamo a noi: cosa vi
viene in mente quando leggete l’aggettivo “egocentrico”? Probabilmente qualcosa
di ripugnante, una persona poco propensa verso la società ma molto interessata
alla sua vita, capace di tutto pur di raggiungere una sua volontà o desiderio
anche a costo di danneggiare qualcuno. Bene, sarò lieto di dirvi che avete
ragione, ma fino ad un certo punto. Esiste infatti un qualcosa di attraente, di
assolutamente particolare nell’egocentrico. Tutto ciò lo ritroviamo proprio in
Sherlock, anche se con le dovute riserve: siamo curiosi della sua vita (non è
istrionico infatti, ha un assoluto riserbo riguardo le questioni personali),
siamo vogliosi di capire cosa pensa e perché agisce in un modo piuttosto che in
un altro, avremmo quasi piacere ad essere espropriati dei nostri diritti pur di
vederlo felice. Gli sceneggiatori hanno saputo mettere in scena il suo
personaggio: sarebbe stato disgustoso vedere una serie che ha come protagonista
un essere viscido e squallido, incapace di confrontarsi con il mondo e di
vivere un’esistenza dignitosa. La finzione è questa, ovvero mescolare i tratti
più curiosi del disturbo narcisistico di
personalità con quelli del disturbo istrionico. Non troveremmo così
attraente una persona estremamente narcisista come non riusciremmo ad
identificare le modalità di pensiero dell’istrionico poiché solitamente
risultano così sconnesse e poco sincere che ci stancheremmo dopo qualche giorno
di lui.
Basiamoci
però sul tratto predominante in Sherlock, quello narcisistico.
“Il Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP) è un disturbo di personalità molto complesso, sia per la varietà delle caratteristiche cliniche e sintomatologiche sia per la difficoltà legata al trattamento. Gli elementi distintivi del Disturbo Narcisistico di Personalità riguardano fondamentalmente tre temi, ovvero l’idea grandiosa di sé, il costante bisogno di ammirazione e la mancanza di empatia. I narcisisti tendono a considerarsi migliori degli altri, ad esagerare le proprie capacità, ad esaltare i propri successi, apparendo spesso presuntuosi, e pensano di potersi permettere di avere o fare cose speciali che gli altri non possono permettersi. Una conseguenza della considerazione di sé in termini di superiorità è la necessità di ammirazione da parte degli altri che vengono idealizzati o svalutati a seconda che riconoscano o meno il loro status di persone uniche e speciali. Altra caratteristica basilare è la mancanza di empatia, ovvero della capacità di mettersi nei panni degli altri e di riconoscere che anche gli altri hanno desideri, sentimenti e necessità. Da questo deriva la convinzione dei narcisisti che le proprie esigenze vengono prima di tutto e che il loro modo di vedere le cose è l’unico giusto universalmente” [i].
“Il Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP) è un disturbo di personalità molto complesso, sia per la varietà delle caratteristiche cliniche e sintomatologiche sia per la difficoltà legata al trattamento. Gli elementi distintivi del Disturbo Narcisistico di Personalità riguardano fondamentalmente tre temi, ovvero l’idea grandiosa di sé, il costante bisogno di ammirazione e la mancanza di empatia. I narcisisti tendono a considerarsi migliori degli altri, ad esagerare le proprie capacità, ad esaltare i propri successi, apparendo spesso presuntuosi, e pensano di potersi permettere di avere o fare cose speciali che gli altri non possono permettersi. Una conseguenza della considerazione di sé in termini di superiorità è la necessità di ammirazione da parte degli altri che vengono idealizzati o svalutati a seconda che riconoscano o meno il loro status di persone uniche e speciali. Altra caratteristica basilare è la mancanza di empatia, ovvero della capacità di mettersi nei panni degli altri e di riconoscere che anche gli altri hanno desideri, sentimenti e necessità. Da questo deriva la convinzione dei narcisisti che le proprie esigenze vengono prima di tutto e che il loro modo di vedere le cose è l’unico giusto universalmente” [i].
Tutto
ciò basterebbe da solo a delineare i tratti salienti del protagonista
dell’omonima serie tv. Analizzando più in profondità il disturbo (e quindi
chiamando in causa i criteri diagnostici del nostro amato DSM IV-TR), notiamo
come sia fondamentale che la persona abbia una stima esagerata della propria
importanza in un contesto tra pari e non, arrivando quindi a sentirsi come un
essere “speciale” con un costante bisogno di essere paragonato a persone di
status sociale molto più alto rispetto al proprio. In questo caso, Sherlock
pecca un po’ di umiltà: lascia al fido Watson l’onore di esaltare la sua figura
in ogni azione compiuta, senza quindi nemmeno far fatica ad autocompiacersi. Il
narcisista inoltre dovrebbe essere occupato da fantasie di successo illimitato
in ogni ambito, fino ad arrivare a delle convinzioni assurde che sfociano in
diritti che egli pretende poiché si percepisce come un “predestinato”. Anche
per questo desidera avere un’ammirazione eccessiva dagli altri che non viene
compensata da nessuna azione che giustifichi una tale propensione. È carente
nell’empatia: non gli interessano i sentimenti altrui poiché non desidera
identificarsi con la società (a causa di ciò si sente incompreso, affranto ed
avvilito) ma solamente utilizzarla per i propri scopi e volontà, incurante di
ciò che valgono le regole e le leggi, infatti per lui “tutto è dovuto”. Anche
per questo è caratterizzato da una modalità affettiva di tipo predatorio: vuole
più di ciò che può fornire, è meno coinvolto rispetto agli altri
nell’interazione interpersonale quindi sostiene costantemente dei rapporti di
forza sbilanciati [ii].
Chi
ha già visto la figura di Benedict Cumberbatch nel piccolo schermo capirà
quanto essa sia simile e ricalchi quasi alla perfezione i criteri diagnostici
del DSM. Oltre ciò, come già detto, sa essere realmente attraente (a livello
emozionale) e coinvolge lo spettatore attimo per attimo. La sua
imprevedibilità, legata ad una buona dose di humor inglese, rende Sherlock
unico e questo soprattutto grazie al regista che ha saputo cogliere molte
sfumature del mondo reale difficilmente presenti negli altri lavori televisivi
che vedono il protagonista dei romanzi di Ser Arthur Conan Doyle.
Se
trovate la serie assolutamente noiosa ed inadatta al pubblico non
preoccupatevi: potete godervi il fascino del mito anche in Basil
l’Investigatopo.
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