Può essere piuttosto
ovvio dire che le nostre emozioni influenzano la nostra vita e il modo di
relazionarci con gli altri. Ad ognuno di noi sarà sicuramente capitata una
giornata “storta”, in cui magari una litigata con un amico, un parente o il
proprio partner ha creato quel “malumore di fondo” che ci accompagna per tutto
il giorno. Dunque niente di
sorprendente.
A volte però, ci viene chiesto di essere più razionali possibili,
cercando di bloccare la nostra emotività, come se potessimo scegliere a
nostro piacimento un “Io” sensibile, empatico e coinvolto, o un “Io” freddo,
analitico e razionale.
Damasio (2000) ha
proposto una teoria, secondo la quale la nostra emotività può influenzare le
scelte razionali di tutti giorni: detto in altre parole, quando siamo posti di
fronte ad una questione logica, dove dobbiamo prendere una decisione
OGGETTIVAMENTE vantaggiosa, le nostre emozioni intervengono in nostro
aiuto! La Razionalità di ognuno di noi è
guidata dalla valutazione delle conseguenze emotive che possono essere
scaturite dalla nostra scelta. L’emozione funge da “Marcatore Somatico”, creando nell’individuo delle
sensazioni corporee; ciò permette di segnalare i rischi e i vantaggi delle
decisioni che vengono prese, cercando di escludere immediatamente le opzioni
per noi svantaggiose.
Un esempio pratico: avete
mai giocato, sotto il periodo natalizio, a “Sette e mezzo”? Immaginate di avere
per le mani un bel 5 e sul banco c’è un bel mucchietto di soldini. Dovete
decidere se prendere o no un’altra carta. Come vi sentite? Lo stesso Damasio
testò, in pazienti con lesioni cerebrali, le capacità decisionali in condizioni
simili: si chiama “Gambling Task” e prevede che il partecipante all’esperimento
debba incrementare una quantità iniziale di denaro puntando su quattro mazzi di
carte. Due di questi quattro mazzi, detti “cattivi”, permettono di vincere, ma
soprattutto di perdere, grandi quantità di denaro, rivelandosi alla fine
svantaggiosi. Gli altri due mazzi “buoni”, invece, fanno vincere e perdere
somme minori di denaro, ma a lungo termine si rivelano vantaggiosi. I soggetti non sapevano di che
tipo fossero questi mazzi, ma con l’andare avanti del gioco, i soggetti normali
tendevano a scelte sempre più vantaggiose, mentre i pazienti celebrolesi sceglievano
maggiormente i mazzi “cattivi”.
Misurando la risposta
elettrica sulla pelle (SCR), che indica l’attività emotiva nella persona, si
nota che nei soggetti normali c’è una risposta emotiva prima di scegliere la
carta e che queste risposte anticipatorie aumentino prima della scelta di un
mazzo “cattivo”, mentre ciò non accadeva nei soggetti lesionati.
In altre parole, il
nostro cervello ci invia dei segnali quando stiamo per compiere una decisione,
e questi segnali aumentano quando stiamo optando per l’opzione più
svantaggiosa! Questo
“messaggio” inconscio deriva probabilmente delle precedenti esperienze di
vincita o perdita, e si attiva prima che diventiamo consapevoli del fatto che
quella scelta possa essere vantaggiosa o meno.
Dunque ragazzi, ecco un
consiglio utile per le prossime serate natalizie in compagnia di amici: se
giocherete a carte, fate attenzione a cosa vi suggerisce il cervello! Il vostro
portafoglio vi ringrazierà!
BIBLIOGRAFIA:
- Ladavas, E., Berti, A (2012), “Neuropsicologia”, il Mulino, Bologna, pp.119-120
- Damasio, A.R.
(2000), “ The feeling of what happens:
Body and emotion in the making of consciousness,” London, Heinemann
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