giovedì 28 aprile 2016

SERIAL KILLER SI NASCE O SI DIVENTA?



Questo articolo rappresenta l'inizio di un percorso che permette di addentrarci nell’oscurità della mente umana, in quei meandri ancora nascosti e poco chiari che portano a compiere azioni orribili ed estremamente immorali come gli omicidi.

Molte (credo) sono le domande che ci tormentano quando ascoltiamo in TV la descrizione di un atroce delitto: “Com’è possibile tutto ciò?”, “Come si fa ad avere il coraggio di uccidere?”, “È pazzo?”. Ovviamente esistono delle risposte, ma la questione che mi colpisce maggiormente da molto tempo è: “Assassini si nasce o si diventa?”. Per chiarire un minimo la situazione, il film preso in considerazione per introdurre l’argomento è “Natural Born Killers”.
I protagonisti sono Mickey e Mallory Knox, una coppia di ragazzi che si conoscono per caso ed iniziano la loro psicotica storia d’amore non facendosi regali, ma producendo morte e distruzione in qualsiasi luogo da essi raggiunto. Soffermandoci in modo più specifico sulla loro biografia, Oliver Stone mostra un quadro a dir poco sconvolgente: fin da bambina, Mallory viene frequentemente violentata dal padre sotto gli occhi della madre che, come se fosse uscita dalla famiglia del Mulino Bianco, risulta assolutamente incapace di reagire; Mickey, invece, da piccolo ha assistito al cruento suicidio del padre (uomo violento e assolutamente amorale). Mickey, forse comprendendo le difficoltà della ragazza, cerca di prestarle soccorso aiutandola ad uccidere i genitori, sancendo così il loro amore e la loro inclinazione di assassini (nelle tre settimane successive uccidono altre 50 persone). Successivamente Mickey, intervistato da un giornalista senza scrupoli e solo in cerca di notorietà (interpretato da Robert Downey Jr.), afferma che sia la natura stessa che porta l’uomo ad uccidere, perché egli altro non è che un animale e, come tutti gli animali, deve uccidere gli altri.
A questo punto è chiaro il nocciolo del discorso: i serial killers, secondo le parole del protagonista, sono generati per uccidere, come se fosse prestabilito dai geni il loro percorso composto da sangue ed atrocità. È proprio così? Dovremmo necessariamente pensare che un bimbo di 4 anni sia irrimediabilmente compromesso dalla sua stessa natura? No, tutto ciò non è possibile da credere. 


Prendiamo un frammento del pensiero del Professor Ugo Fornari sui killer seriali: “Anche se è difficile generalizzare, nella loro esistenza ci sono delle costanti. Alcuni sono stati maltrattati e abusati da bambini. Tutti quanti hanno un passato freddo e vuoto oppure un'infanzia priva di calore e di sentimenti" [i].  Quindi il minimo comun denominatore non sarebbe più dato dal genoma, ma dall’ambiente familiare, ovvero il primo che provvede alla contestualizzazione della persona nel Mondo. Non possiamo però soffermarci su questo: esiste una serie di fattori sociali, psichici, biologici e comportamentali che devono essere necessariamente analizzati e presi in considerazione per creare un quadro abbastanza completo della situazione. Molte figure professionali sostengono che sia un grave trauma vissuto nell’infanzia o nella preadolescenza (violenze sia fisiche che psicologiche nell’ambiente familiare, abusi sessuali, etc.) a fare della persona un futuro pluriomicida. Basta questo? No, ovviamente. Non è possibile pensare che tutti i ragazzi che abbiano subito un trauma più o meno grave siano dei potenziali Serial Killer. 

Lo psichiatra Neal Mazer, nel 1972, definisce la famiglia "multiproblematica" come: “due o più persone in cui più della metà dei membri ha sperimentato dei problemi di pertinenza di un servizio sociale e/o sociosanitario o legale” [ii]. Questo è un punto importante: devono esserci più problemi in differenti settori (in una percentuale significativa di membri) per poter identificare un possibile terreno fertile per una credibile devianza della progenie.

Molti sarebbero i contributi dai più disparati autori che potrei citare nel confermare che no, Serial Killer non si nasce ma si diventa, ma preferisco fermarmi qui per iniziare a comporre un quadro sufficientemente lucido e chiaro della situazione, il quale funga come introduzione ai diversi film che andrò ad esporre e che saranno necessariamente basati su persone realmente esistite e fatti veramente accaduti.



[i]  Fornari U., J. Birkhoff “Serial killer, tre mostri del passato a confronto”, Centro Scientifico Editore, Torino, 2002.

[ii]  DE LUCA, R., (2001) Anatomia del serial killer. Giuffrè Editore, Milano 2001.

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